L’esordio del giovane cantautore leccese
Ritmi che si ispirano alla world music per un brano dedicato ai paradossi. È beato chi non si pone uno scrupolo privandosi di ogni responsabilità, è beato chi vive avvolto nel proprio materialismo perché non è obbligato a sentirsi in debito con qualcuno, è beato chi riesce sempre a cavarsela sopravvivendo a ogni situazione, stando al ritmo della frenesia contemporanea.
«Ho voluto racchiudere questi pensieri mescolandoli con delle sonorità marcate e fluide, come a creare un intruglio di emozioni, a partire dalla batteria dal carattere deciso con un ritmo molto coinvolgente, per arrivare alle trombe, strumento fondamentale per donare un tocco di spensieratezza e leggerezza.» Giulio Spagnolo
“Beato chi” è anche la title track dell’album d’esordio del cantautore leccese, un disco che affronta due tematiche fondamentali, il viaggio e il confronto, attraverso il racconto di diverse figure agli opposti.
Giulio si affaccia nel mondo della musica fin da bambino. All'età di quattro anni gli viene presentato il disco di un grande cantautore della musica italiana, Fabrizio De André, un disco che ascolta ripetutamente per un anno e mezzo. Durante l'infanzia e fin dalle prime scuole, inizia ad arricchire il suo bagaglio musicale con tanti altri grandi artisti che la madre gli propone e non riuscendo a staccarsi dall'ascolto continuo, qualcuno in famiglia capisce che la musica sarebbe stata la sua vita. Studia percussioni presso alcune scuole e accademie di batteria nella provincia di Lecce e inizia a suonare con le prime cover band nei bar, nelle piazze, nei festival e partecipando a registrazioni per altri dischi. Dopo un periodo di silenzio e di ricerca, scrive il suo primo inedito "Dio e l'uomo" e ora è pronto a promuovere il suo primo disco.
Etichetta: iMD-Giulio Spagnolo
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